Il Progetto Costruttivo: il nuovo Esecutivo delle Imprese
Di recente abbiamo avuto l’opportunità di partecipare all’incontro promosso da Guamari sulle prime 65 Imprese del panorama edilizio italiano del 2023. In qualità di progettisti in prima linea al servizio delle Imprese, vi raccontiamo -attraverso i nostri occhi - i temi più caldi del dibattito
Poco prima della pausa natalizia, abbiamo avuto l’opportunità di partecipare all’interessante incontro promosso ogni anno da Guamari e ospitato da ANCE Milano: un evento che ha raccolto i più attivi e celebri operatori di settore, quali imprese edili, general contractor e molteplici investitori.
Una delle tematiche più calde affrontate durante l’incontro è stata la segnalazione, da parte delle Imprese, di una sempre più dilagante mancanza di qualità riscontrata nei progetti esecutivi in gara.
In uno scenario che oggi vede sempre più protagonista la formula contrattuale dell’appalto “a corpo”, ecco che le imprese si ritrovano spesso e volentieri a doversi sobbarcare, volenti o nolenti, una riprogettazione esecutiva di tutta, o gran parte dell’opera. Ma facciamo un passo indietro.
Fino ad oggi, il processo di progettazione ha contato su tre fasi principali: il CONCEPT, il progetto DEFINITIVO e il progetto ESECUTIVO. L’esecutivo, la fase più importante, ha da sempre l’obiettivo di essere l’ultima evoluzione progettuale, coordinata e puntuale. Ma che cosa accade, quindi, se – come evidenziato durante il dibattito – il progetto esecutivo ricevuto in gara fa acqua da tutte le parti?
Qui entra in gioco la PROGETTAZIONE COSTRUTTIVA. Sconosciuta ai più, fantasma anche normativo, la progettazione costruttiva esiste in realtà da sempre, con lo scopo di affinare e ottimizzare il progetto esecutivo che arriva in mano alle Imprese. Alla luce degli attuali scenari, tale fase ha visto guadagnarsi, giocoforza, anche il ruolo di fixer, tramutandosi in un vero e proprio sostituto di quel progetto esecutivo, che di fatto esecutivo non è.
Noi, in qualità di diretti interessati progettisti al servizio delle Imprese, sia in fase di gara che di progettazione costruttiva, non possiamo far altro che confermare totalmente quanto questa circostanza risulti sempre più attuale.
L’ampliamento dello scopo della progettazione costruttiva, mascherato quindi da contratti a corpo, rappresenta oggi per le Imprese una vera e propria emergenza, sia dal punto di vista operativo che da quello economico; questo perché, in maniera direttamente proporzionale all’entità crescente degli appalti – parliamo di riqualificazioni di interi quartieri o intere aree depresse – richiede sempre più all’Impresa aggiudicataria un vero e proprio sforzo tecnico, oltre che un sovraccosto spesso sottovalutato.
C’è da dire però che negli ultimi mesi, complice probabilmente anche l’aggiornamento del Codice degli Appalti pubblici, che ha alleggerito sensibilmente la concezione delle classiche fasi di progettazione, le cose stanno prendendo una piega migliore anche in campo privato. Sempre più spesso, infatti, rileviamo che i progetti inviati in gara si fermano per scelta allo step definitivo, limitandosi ad essere preliminari avanzati che recepiscono principalmente pareri e note degli Enti. Viene quindi demandato direttamente all’Impresa lo sviluppo della progettazione esecutiva, che integri in corso d’opera anche l’ottimizzazione propria del costruttivo. Tale strategia si sta rivelando vincente e pertanto ci auguriamo che prenda sempre più piede nel prossimo futuro in quanto, oltre a risolvere il problema legato al riconoscimento economico alle Imprese dell’impegno progettuale effettivamente necessario, restituisce davvero vita al vero scopo del progetto esecutivo, cioè consentire alle imprese di procedere senza alcun indugio alla costruzione dell’opera.